venerdì 12 agosto 2011

Pasolini, un delitto italiano di Marco Tullio Giordana


Docudrama che racconta i fatti successivi alla morte di Pier Paolo Pasolini attraverso il processo a Giuseppe "Pino la rana" Pelosi.
Più che concentrarsi sulla ricerca dei veri responsabili, Giordana preferisce raccontare la storia delle persone coinvolte nel processo, denunciando le contraddizioni nella testimonianza di Pelosi, il modo approssimativo in cui si sono svolte le indagini e il ruolo controverso della stampa italiana.
Il protagonista in un certo senso è proprio Pelosi, lo seguiamo dal giorno dell'arresto a quello del processo, mentre parallelamente assistiamo anche a ciò che si sta svolgendo fuori, attraverso scene ricostruite o immagini di repertorio.
Le parti ricostruite riguardano principalmente gli amici e i parenti dello scrittore, personaggi che vengono anche coinvolti nel processo come avvocati, medici legali e testimoni. Quindi spazio anche al dramma delle persone vicine a Pasolini, senza però che questo aspetto prenda il sopravvento sul resto.
Le versioni di Pelosi vengono quindi smontate senza calcare troppo la mano (non ce n'è bisogno) : la ferita sulla fronte, che sarebbe stata inflitta da Pasolini con un bastone, è in realtà un taglio provocato dal tettuccio della macchina durante una frenata.
I vestiti di Pino hanno un paio di schizzi su maniche e caviglie, mentre il corpo della vittima è interamente ricoperto di sangue e fango.
Le armi del delitto sono un bastone marcio e un vecchio cartello di legno, che incredibilmente hanno staccato un orecchio alla vittima e lacerato delle vene, producendo solo un paio di schizzetti.
E infine la posizione del corpo e il segno di una ruota sulla schiena, eh si perché ci sono anche passati sopra con la macchina, dimostrano abbastanza chiaramente che chi guidava ha curvato intenzionalmente per investire il corpo, contrariamente a quanto aveva dichiarato Pelosi.
Come dicevo, il dito non viene puntato contro nessuno in particolare, e forse questo è uno degli aspetti più riusciti del film. Preme di più raccontare l'isolamento dell'intellettuale, la condizione dell'omosessuale e la responsabilità di una società che non è per forza direttamente responsabile di un delitto.
Anche senza ricadere nella questione dei complotti, che ovviamente è tutto fuorché da escludere, è importante notare quanto a una certa stampa italiana premesse di più raccontare la storia di un povero ragazzo molestato da un "frocio", invece che quella di un poeta brutalmente assassinato.
Insomma un filmetto modesto ma buono, che per fortuna evita eccessi di patetismo e sviluppa l'inchiesta in modo intelligente e abbastanza neutro.

Unica nota negativa, la presenza di Nicoletta Braschi nel ruolo della cugina di Pasolini. Insopportabile e assolutamente inespressiva, come sempre.
E' strano anche Furio Colombo interpretato da Andrea Occhipinti, ma lo hanno mai visto Colombo da giovane ?

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